Spagna di nuovo al centro dell’arena
Colpita duramente dalla crisi del 2008, la Spagna è oggi tra le economie più dinamiche in Europa, nonché il secondo produttore europeo – l’ottavo al mondo – nel settore automotive. Un mercato importante, insomma, per i produttori italiani: basti pensare che, secondo i dati Sace, la Spagna investirà nel 2019 circa 4,5 miliardi di euro in meccanica strumentale italiana.
di Stefano Scuratti
In articoli precedenti abbiamo trattato importanti nazioni dell’Est Europa: Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia e Slovenia. Diversi fattori comuni ci permettono di definire il Centro-Est Europa come una regione che sta vivendo un importante momento di crescita industriale in cui non mancano opportunità di business per le aziende italiane. In questo articolo vogliamo sostenere un concetto importante: valorizzare le opportunità per le aziende italiane sulla base dei volumi d’affari sviluppati nel comparto della meccanica strumentale negli ultimi tre anni e analizzando le proiezioni per il prossimo triennio.
In questo senso, l’economia spagnola sembra essere un primo importante esempio. Se, infatti, la Repubblica Ceca assorbe circa 1,3 miliardi di euro di meccanica strumentale italiana, con crescite simili ai mercati asiatici, la Spagna passerà dai 3,8 miliardi di euro di meccanica strumentale acquisita dall’Italia nel 2016 a circa 4,5 miliardi di euro nel 2019, secondo i dati Sace. La Spagna, pertanto, vedrà una crescita delle importazioni di meccanica strumentale italiana nel prossimo triennio di circa il 5,5% annuo fino a raggiungere i 700 milioni di euro di meccanica strumentale italiana installata nelle proprie linee produttive. Proprio su questo valore devono concentrarsi le aziende italiane: una crescita, e quindi un nuovo mercato, di 700 milioni di import equivale a oltre il 50% del valore totale delle importazioni ceche.
Dollar vs Percentage Growth
In parole più semplici, dobbiamo cominciare a pensare che il valore aggiunto di una nazione per le aziende esportatrici non sia rappresentato dalle percentuali di crescita dell’economia, quanto dal volume d’affari generato dalle aziende italiane in uno specifico settore, abbinato alle previsioni di crescita in percentuale in una data nazione. L’interesse sarà quindi comprendere il valore in euro che un dato paese è in grado di offrire alle aziende italiane nei prossimi tre anni. Tale concetto (“Dollar vs Percentage Growth”) guiderà le future analisi anche nel definire i “nuovi mercati”.
Un dato estremamente interessante nell’analizzare il valore monetario e la crescita in percentuale della meccanica strumentale italiana nei vari paesi europei è che spesso proprio le nazioni con i maggiori volumi in termini di fatturato sviluppano anche i più alti tassi di crescita nell’acquisto di meccanica strumentale italiana.
Non è pertanto corretto pensare che là dove la meccanica strumentale italiana registra i volumi più bassi le opportunità di crescita siano superiori. I numeri dimostrano esattamente il contrario: laddove la meccanica strumentale è già presente e le aziende italiane hanno potuto dimostrare le loro capacità sia da un punto di vista tecnologico che imprenditoriale ci sono maggiori opportunità di crescita.
Un’economia dinamica nel dopo crisi
La Spagna è una monarchia costituzionale con una popolazione di circa 46,4 milioni di abitanti, un Pil pro capite di 22.641 euro e un PIL complessivo che supera di poco il miliardo di euro. Con un tasso di inflazione molto basso e un debito rispetto al PIL di circa il 100%, questa economia presenta numeri simili a quella italiana. Durante la crisi finanziaria, il tasso di disoccupazione ha di fatto superato i livelli italiani; tuttavia, oggi la Spagna cresce intorno al 3%, attestandosi tra le economie più dinamiche del dopo crisi e registrando un tasso disoccupazione dell’11% circa.
È bene ricordare che la penisola iberica, al di là dei numeri del proprio PIL che ne fanno la quattordicesima potenza mondiale, rappresenta da sempre un ponte verso il Nord Africa e soprattutto un partner preferenziale per lo sviluppo di rapporti commerciali in Centro e Sud America.
La maggior parte della forza lavoro spagnola è distribuita nei servizi (76%), nell’industria (14%), nelle costruzioni (6%) e nell’agricoltura (4%). L’Istituto Nazionale di Statistica segnala che nel corso del 2015 il tasso di crescita più basso è stato segnalato nell’agricoltura (0,5%) e nei servizi (2,9%), mentre il dato più significativo viene proprio dall’industria, cresciuta del 3,6%, e dal settore delle costruzioni (+5,8%).
Il secondo produttore in Europa nel settore automotive
Per quanto riguarda le importazioni, i settori più importanti per la Spagna sono l’energia (circa 20%), i prodotti chimici (16%), il settore automobilistico (13%) e i beni di consumo (12%). La Germania è il primo partner commerciale della Spagna, con una quota del 13%. Seguono la Francia (10,8%), la Cina con (8,6%) e l’Italia (6,3%). L’Italia è quindi tra i principali partner commerciali del paese iberico, soprattutto nella vendita di prodotti chimici, componenti e accessori per l’industria automobilistica e prodotti siderurgici. I principali investimenti italiani nel paese interessano la fabbricazione di macchinari elettrici (37%), il commercio all’ingrosso (15%) e le costruzioni edili (7%).
Il settore automotive è spesso utilizzato quale chiave di lettura del grado di automazione di una nazione. La Spagna è il secondo produttore in Europa e l’ottavo al mondo. Vanta il primato europeo nell’ambito dei veicoli industriali, con la presenza di 9 multinazionali e 17 impianti di produzione. Circa l’83% dei veicoli prodotti in Spagna vengono venduti all’estero, in circa 100 nazioni e – dato ancora più interessante – la Spagna è sede di circa 1000 aziende di piccole e medie dimensioni che costituiscono il settore dei fornitori per l’industria automotive.
Questo settore rappresenta circa il 10% del PIL e il 20% delle esportazioni nazionali, dando lavoro a 300.000 persone. Nel 2014 la produzione industriale spagnola nel settore è cresciuta dell’11%, raggiungendo i 2,4 milioni di autovetture prodotte, poi salite a 2,6 milioni nel 2015. Per il 2017 si pensa che la produzione industriale possa raggiungere i 3 milioni di veicoli prodotti, grazie a 9 multinazionali che attualmente stanno investendo circa 10 miliardi nel paese. Le piccole e medie aziende subfornitrici rappresentano, invece, un turnover di circa 30 miliardi destinato per il 60% all’esportazione.
Un network importante per la R&S
È alto il livello tecnologico delle aziende produttrici spagnole, con un tasso di circa 89 robot ogni 10.000 dipendenti. La R&S in Spagna è supportata da un network importante di cluster nel settore automotive e dalla presenza di 34 parchi tecnologici. Tra le associazioni di settore più importanti si ricordano ANFAC per i produttori di autoveicoli e SERNAUTO per le subforniture al comparto.
Il sistema fiscale spagnolo prevede un’imposta sul reddito che parte dal 19% per le fasce sotto i 12.500 euro fino ad arrivare al 45% per le fasce superiori ai 60.000 euro. L’aliquota d’imposta generale che si applica alla base imponibile è del 25% e le aziende con dimensioni inferiori ai 10 milioni di euro possono applicare un’aliquota del 15% fino a 300.000 euro. L’IVA è pari al 21% e si riduce al 10 e al 4 su determinati beni e servizi. Il costo della manodopera prevede stipendi medi di 22.000 euro per un operaio, 21.000 per un impiegato e 51.000 per i dirigenti.