Sicurezza sul lavoro e tecnologia: a che punto siamo?
Una ricerca di Ascom UMS condotta su 551 aziende italiane nei settori dell’industria, del retail e della logistica ha analizzato il livello di utilizzo delle tecnologie destinate a garantire la sicurezza in ambiente di lavoro. Patrich Villa, Head of Channel Sales di Ascom UMS, commenta alcuni dei dati più significativi di un’indagine che fotografa un mercato a tratti ricettivo, ma su cui c’è ancora tanto da fare…
di Laura Alberelli
Secondo i dati INAIL, al 31 dicembre dello scorso anno gli infortuni denunciati nel 2022 sono stati quasi 698.000, registrando un aumento del 25,7% rispetto al 2021, mentre le denunce provenienti dal comparto industria e servizi hanno fatto registrare un incremento del 24,5%. Oltre a essere oggettivamente preoccupanti, queste cifre inducono a una riflessione. L’aumento delle denunce per infortuni è forse la conseguenza più o meno indiretta dei cambiamenti avvenuti nel mercato in questi ultimi anni, che hanno obbligato le aziende a ricodificare le proprie attività e a stabilire una nuova gerarchia di priorità. Conoscere i nuovi scenari in cui bisogna operare e le criticità che li caratterizzano, è l’unico modo per invertire questo trend di crescita negativo. È in quest’ottica che la toscana Ascom UMS ha commissionato alla società di consulenza NetConsulting Cube l’indagine “Il potenziale della tecnologia per processi di lavoro efficaci e sicuri”. Obiettivo della ricerca condotta su 551 aziende italiane è quello di definire il nuovo scenario di business in cui operano le realtà di medie-grandi dimensioni operanti in tre settori di importanza strategica per Ascom UMS, ovvero industria, retail e logistica. Ha spiegato Patrich Villa, Head of Channel Sales di Ascom UMS: “L’arco temporale preso in esame dall’indagine, che va dal 2020 al 2022, ha raccolto gli strascichi di un periodo piuttosto turbolento, che ha cambiato di fatto le regole dei giochi. Per le aziende, questo ha significato rimappare le proprie priorità e necessità, con inevitabili ripercussioni anche da un punto di vista di approccio al lavoro e, a cascata, anche della sicurezza. L’indagine ci ha permesso dunque di scattare una fotografia reale del mercato e, sulla base di ciò, ridefinire le nostre strategie di business, che consistono nella fornitura di tecnologie destinate alla sicurezza sul lavoro”.
Ascom UMS è infatti una delle 18 filiali della multinazionale Ascom, fornitore internazionale di soluzioni incentrate sull’ICT in ambito sanitario e più in generale sui flussi di lavoro in mobilità. L’obiettivo di Ascom è offrire soluzioni mission-critical in tempo quasi reale per ambienti specifici caratterizzati da elevata mobilità e tempistiche stringenti. “Con le nostre soluzioni, l’informazione critica arriva al posto giusto, nel momento giusto e al destinatario più idoneo”, ha semplificato Paolo Pirotta, responsabile marketing & comunicazione di Ascom UMS. “Parliamo quindi di ottimizzazione dei flussi di comunicazione e di collaborazione in tempo reale, avendo come punto di riferimento tre aree specifiche: area critica ospedaliera, enterprise (per cui industria, retail e logistica che sono stati monitorati durante l’indagine) e mercati verticali e assistenza a lungo termine”.
Nel panorama delle sedi Ascom sparse nel mondo, Ascom UMS rappresenta una “mosca bianca”. Con l’acquisizione di UMS (United Medical Software) avvenuta nel 2015, e la conseguente nascita di Ascom UMS con sede a Scandicci si sono unite due skills in un’unica realtà: la pluriennale esperienza maturata in ambito hardware da Ascom e la solida esperienza in ambito software di UMS. “Questo è il motivo per cui le soluzioni sviluppate da Ascom UMS hanno due anime ben definite: quelle destinate all’healthcare e quelle indirizzate al comparto industriale”, conclude Pirotta.
I tanti volti della sicurezza
L’indagine “Il potenziale della tecnologia per processi di lavoro efficaci e sicuri” con focus l’industria, il retail e la logistica ha messo in evidenza l’approccio delle aziende verso la digitalizzazione dei processi di sicurezza sul lavoro. Per fare ciò, lo studio ha analizzato molteplici aspetti tra i quali: le principali fonti di pericolo identificate dalle imprese interpellate, il livello di utilizzo di soluzioni tecnologiche, la propensione all’investimento e le criticità nella gestione della sicurezza.
Uno dei dati emersi dalla ricerca è che delle 551 aziende intervistate, solo 90 utilizzano soluzioni digitalizzate e automatizzate per la sicurezza sul lavoro in azienda mentre le rimanenti adottano ancora un approccio di tipo tradizionale. C’è da correre ai ripari?
“L’adozione di misure di sicurezza per la protezione del personale è una delle principali priorità degli intervistati. Tuttavia, quasi due terzi delle imprese interpellate mostrano ancora scarsa consapevolezza dei vantaggi che la tecnologia può fornire sia in termini di riduzione del rischio per i lavoratori che di conformità alle normative e applicazione delle policy”, ha spiegato Patrich Villa, che aggiunge: “C’è però una distinzione abbastanza netta a seconda del settore di appartenenza delle aziende. L’industria, intesa come il manifatturiero, così come l’industria chimica e i contesti attigui hanno un substrato di digitalizzazione molto più avanzato e più propenso all’adozione di nuove tecnologie, e i dati della ricerca lo confermano”.
Adottare soluzioni digitali e automatizzate talvolta non è sufficiente a gestire in modo efficace la sicurezza negli ambienti di lavoro. Le aziende che hanno aderito alla ricerca ne sono consapevoli e infatti si stanno impegnando anche in ulteriori aree di azione, in particolare nella valutazione del rischio (73,3%), nei corsi di addestramento sulla gestione delle emergenze e di primo soccorso (68,9%), nell’utilizzo di dispositivi di nuova generazione per la protezione individuale (65,6%), nella nomina di figure preposte (66,7%), nella formulazione di piani di visite e controlli medici per il personale (65,6%), nello sviluppo di corsi di formazione generica (62,2%) e nel ricorso a consulenti per ispezioni periodiche (57,8%).
Da un punto di vista settoriale, le realtà industriali sono comunque quelle più attive, soprattutto nel breve periodo.
Norme sulla sicurezza troppo complesse: che fare?
Un altro dato interessante emerso dall’indagine, è che uno degli ostacoli principali riscontrato nella gestione della sicurezza è la complessità delle norme relative alla sicurezza, come ha dichiarato il 45,6% degli intervistati. Commenta Villa: “Non sempre le iniziative da svolgere risultano chiaramente definite, per questo il ruolo del consulente esterno ha spesso una funzione chiave in quanto rappresenta il primo interlocutore per l’azienda in fatto di innovazione. Registriamo anche un forte impegno da parte delle associazioni di categoria (come ad esempio Confindustria Firenze) in grado di fornire un valido servizio di consulenza e supporto alle aziende. L’approccio consulenziale, che arrivi da associazioni di categoria o che provenga da uffici di consulenza privata, credo sia il canale giusto per dare alle aziende una maggiore consapevolezza e, al tempo stesso, per rendere più fruibile la norma”.
Una propensione verso la revisione dei processi e il loro efficientamento
In generale, Patrich Villa si è detto favorevolmente impressionato dai dati emersi dall’indagine: “Secondo questa ricerca, le aziende sembrano propense verso gli investimenti nella sicurezza sul lavoro. In particolare, appaiono più focalizzate sulla digitalizzazione e automazione dei processi in grado di garantire continuità operativa ed efficienza rispetto a quelli che supportano la sicurezza del personale. Questa fotografia così netta e chiara ci ha positivamente stupito, e facendoci capire che esistono diversi contesti in cui Ascom UMS ha ancora un ampio margine di intervento e, quindi, di potenzialità di crescita. Le aziende interpellate hanno infatti evidenziato una forte propensione verso la revisione dei processi, il loro efficientamento e miglioramento, tutte esigenze che riusciamo ad esempio a soddisfare con la nuova piattaforma software Ofèlia”. Destinata alla supervisione e ottimizzazione della gestione di allarmi, informazioni e mansioni, Ofèlia è in grado di migliorare i workflow operativi e la sicurezza in azienda. Compatibile con la maggior parte dei sistemi cloud e integrabile con qualsiasi sistema di telefonia, allarme e gestione dei processi, Ofèlia consente di gestire attività e flussi di lavoro in un ambiente grafico estremamente intuitivo in cui, attraverso semplici mappe dinamiche, indirizzare risposte a tutte le famiglie di allarmi di sicurezza, tecnici e personali, da quelli PTI/DATI (attivati cioè da lavoratori isolati), a quelli di emergenza o legati alla gestione tecnica degli edifici (anti-incendio, BMS/BMS), e avere sempre una visione immediata di qualunque situazione critica in atto. Un applicativo statistico integrato permette, inoltre, di raccogliere, estrarre e analizzare informazioni e dati per identificare facilmente eventuali malfunzionamenti degli impianti, migliorare costantemente le prestazioni e ottimizzare il processo decisionale nel suo complesso.
La personalizzazione è un’altra delle caratteristiche chiave di Ascom Ofèlia. Indipendentemente dalle dimensioni e/o dalla complessità della struttura e dei processi, è infatti possibile progettare scenari di gestione degli allarmi che corrispondono alle regole dell’organizzazione aziendale.
Conclude Patrich Villa: “Le nostre soluzioni, sia quelle destinate al settore sanitario sia quelle per il comparto industriale, hanno un fattore in comune: la gestione dell’informazione critica. Con i nostri prodotti – come ad esempio Ofèlia – non intendiamo sostituirci al MES, all’IRP o a tutte quelle piattaforme specifiche per la gestione della produzione. Il nostro obiettivo è quello di gestire le informazioni critiche in maniera rapida e in mobilità, in modo da garantire un ambiente di lavoro sicuro e reattivo nel caso si verifichino situazioni di emergenza”.